Jacob non si comportava sempre bene. È vero: le sue colpe non erano gravi. Si trattava di piccole, comuni trasgressioni: una promessa non mantenuta, il perdere la pazienza senza alcun motivo, qualche piccola bugia qua e là. Ma diversamente dalle altre persone Jacob non si pentiva mai di ciò che faceva. Non si scusava mai e non chiedeva perdono a nessuno. Questo modo di comportarsi divenne un’abitudine. Jacob non faceva mai attenzione al modo in cui trattava gli altri e la cosa non gli importava. Riusciva a liberarsi dei suoi errori e delle sue azioni sconsiderate così come un cane si libera del suo pelo. Ogni venerdì Jacob li spazzava via e li gettava giù in un angolo in cantina. Poi, una volta l’anno, per Rosh Hashanà, il Capodanno, li ficcava dentro un sacco, trascinava quell’enorme fagotto fino al mare e ce lo buttava dentro. Ma egoismo e sconsideratezza non sono mai cose di cui ci si possa liberare facilmente. C’è sempre un prezzo da pagare, come Jacob avrebbe presto imparato.
Il mostro di Jacob è la rinarrazione di una bellissima storia chassidica per il Capodanno ebraico sul pentimento e sul perdono, una storia a lieto fine sull'importanza di essere gentili, sulla capacità di correggere le proprie azioni e cercare di migliorarsi. Un libro che, con parole chiare e splendide illustrazioni, fa riflettere i bambini stimolandone l'immaginazione.
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