Il trattato Rosh haShanà si apre con la descrizione e la discussione rabbinica sui diversi capodanni. Una parte significativa è dedicata al capodanno più importante, quello di fine estate-inizio autunno, che dà il titolo al testo.
La tradizione fa risalire la creazione del primo uomo al 1° del mese di Tishrì, il primo dei due giorni di Rosh haShanà. In esso si celebra la sovranità di Dio su tutto il creato e l’unità del genere umano che discende dal primo uomo. Secondo i Maestri, l’uomo fu creato il primo di Tishrì, mentre la creazione del mondo iniziò cinque giorni prima, il 25 del mese di Elul. Rosh haShanà ricorda quindi la creazione dell’uomo, un uomo la cui dignità e la cui immagine divina devono essere rispettate e difese, senza alcuna distinzione di popolo, di religione, di cultura, contro ogni violenza.
È paradigmatico che il giorno di Rosh haShanà si legga il brano della Torà sulla legatura (“sacrificio”) di Isacco. Insegnano i rabbini che Dio mise alla prova (nissà) Abramo perché il comportamento del patriarca potesse divenire una bandiera (nes) per tutti i popoli. Abramo ha avuto la forza di vincere la tentazione di adeguarsi ai costumi degli altri popoli: il patriarca – riconosciuto come tale anche da cristiani e musulmani – non ha ascoltato solo la voce che gli imponeva di sacrificare il suo unico figlio sull’altare, ma soprattutto quella che gli ordinava di non macchiarsi le mani con il suo sangue. Infatti lo shofàr (corno d’ariete) che si suona a Rosh haShanà ricorda l’animale che fu sacrificato in sostituzione di Isacco.
Uno spazio significativo del trattato Rosh haShanà si occupa proprio del suono dello shofàr. La ricorrenza di Rosh haShanà è strettamente legata al suono dello shofàr e alla sua capacità di suscitare il ricordo. In questo precetto c’è una dimensione verticale uomo-Dio. L’uomo suonando lo shofàr chiama in causa il Creatore che a sua volta si ricorda di chi lo invoca. Dio viene descritto nel giorno di Rosh haShanà come “colui che ricorda tutte le cose dimenticate”. Lo shofàr deve suscitare nell’animo umano il ricordo della propria condizione di creatura. L’attenzione divina è chiamata come un figlio che cerca il padre, con un suono che non presenta parole, ma ricorda il pianto. La tradizione indica che lo shofàr, aiutando a penetrare nella parte più intima dell’anima, serve a “scuotere”, come dice il profeta Amos (3, 6), innestando un processo di teshuvà (pentimento-ritorno).
Rosh haShanà è anche definito il “Giorno del Giudizio”, perché l’ebreo lo celebra dedicandosi all’esame e alla riflessione sui comportamenti tenuti durante l’anno, invocando il perdono di Dio, il pentimento e il ritorno, la teshuvà.
Nella pagina 17b/1 è scritto: “Disse rabbi Yochanàn: Grande è l’efficacia della teshuvà che annulla la sentenza negativa sull’uomo". La teshuvà è un atto di coscienza, di consapevolezza, di disponibilità a prendere posizione e assumersi le proprie responsabilità per il futuro. Teshuvà significa “ritorno” ma vuol dire anche “risposta”. Il passato non è modificabile, ma in compenso la teshuvà ci dà il potere di plasmare il futuro. Così come Dio ha il potere di “cominciare”, l’uomo con la teshuvà di Rosh haShanà ha il potere di “ricominciare”. Si tratta di un cambiamento qualitativo. I saggi danno una definizione della teshuvà sconvolgente e apparentemente paradossale: “Essa trasforma i peccati in buone azioni”. Lo scopo della teshuvà è secondo i mistici di far tornare l’anima alla sua radice, là dove era contenuta, nella spiritualità di Dio.
- Il Talmud è legge - Luigi Mascheroni - Il Giornale
- Il software italiano del Talmud - Stefano Caviglia - Panorama
- Tesoro di sapienza ebraica - Roberto Zichitella - Famiglia Cristiana
- Il Talmud anche in italiano - Gian Maria Vian - Osservatore Romano
- Noi e l'intelligenza artificiale per il Talmud in italiano - Edoardo Semmola - Corriere fiorentino
- 50 studiosi al lavoro - Ariela Piattelli - La Stampa
- Il sapere antico degli ebrei - Paolo Salom - Il Corriere della sera
- La pubblicazione del Talmud in italiano - Massimo Giuliani - Il margine
- Da un coro per la comunità - La traduzione italiana del Talmud Babilonese - Piero Stefani - Il Regno
- Talmud, manifesto della libertà di pensiero in religione - Claudia Segre - First on line
- Italians, Helped by an App, Translate the Talmud - Elisabetta Povoledo - New York Times
- Il Talmud ritrovato - Giansoldati - Il Messaggero
- TALMUD la prima versione italiana - Ariela Piattelli - Il Secolo XIX
- Intervista a Riccardo Di Segni - RAINEWS24
- Conquistati dal Talmud - Paolo Salom - Il Corriere della Sera
- Nel mare del Talmud - SORGENTE DI VITA - RAI2
- Se il Talmud non risponde hai sbagliato domanda - Susanna Nirenstein - La Repubblica
- Tutta la sapienza ebraica tradotta in italiano - Cristiana Dobner - Il nostro tempo
- Talmud Gets New Italian Translation, First in 500 Years - Anna Momigliano - Haaretz
- Così in 50 abbiamo vinto la sfida del sapere - Maria Cristina Carratù - Repubblica Firenze
- L'elettrocardiogramma della religione ebraica - Elena Loewenthal - TTL La Stampa
- Il Talmud rinasce dai roghi - Giulio Busi - Il Sole24ore
- Nuotare nella sapienza ebraica - Cristiana Dobner - Il Risveglio
- Talmud, dal rogo allo scaffale - Anna Foa - Avvenire
- Video della presentazione del Talmud al Presidente della Repubblica - RADIO RADICALE