Lunga la strada di Arno Baehr, nato nel 1928 a colonia sulle rive del Reno. Con l'avvento del regime nazista, la famiglia si trasferì a Milano. Paese nuovo, lingua nuova, nuove persecuzioni. Fu cacciato come ebreo prima dalla scuola tedesca, e poi da quella italiana. A 12 anni vide il padre arrestato, deportato in manette come ebreo "straniero" e internato in un "lager" di Mussolini. Nel '43 cercò di scappare in Svizzera, ma rinunciò al diritto d'asilo perché non volevano lasciar entrare sua madre; in seguito, avvertito da agenti di polizia, trovò rifugio in una catapecchia alle porte di Milano e andò a vendere pennelli ai clienti di suo padre. Dopo la guerra si rifiutò di "tornare alla normalità", e "salì" in Israele per partecipare alla fondazione di un kibbutz dove visse per 40 anni facendo il vignaiolo e il pastore, il tesoriere e l'insegnante. E a 60 anni cominciò una nuova vita, quella di traduttore di autori israeliani in italiano e di italiani in ebraico.
"La verità del racconto che avete fra le mani intreccia vittorie e sconfitte. Quarant'anni di vita nel tentativo di realizzare l'idea di una società più giusta".
(dalla Prefazione di Eraldo Affinati)