Per quanto punitivi, gli esilii mitici - del Paradiso Terrestre, dell'Arca di Noè, della Torre di Babele - sono momenti di dispersione che preludono alla costruzione dell'umanità. Persino l'esilio in Egitto è premessa indispensabile per lo sviluppo dell'identità ebraica. Dall'esilio degli ebrei in Occidente germina l'epoca d'oro della cultura ebraica in Spagna, e dalla cacciata dalla Spagna cattolica fiorisce la mistica di Safed. È la ferita aperta della Shoah a mostrare all'opera il linguaggio occidentale, che converte l'esilio ebraico, galuth, con il suo potenziale di "rivelazione", nel dolore irredimibile dell'exilium; un programma di espulsione assoluta che mette a nudo la metafora culturale in agguato dietro l'innocenza del linguaggio. Non esiste esilio che non porti con sé la sua memoria, e la Shoah, degli esilii, è stato certamente il più memorabile; la tragedia più rimproverata a chi l'ha subita. "È più facile strappare un ebreo all'esilio piuttosto che strappare l'esilio dall'animo dell'ebreo". Ma è anche la memoria a nutrire l'esilio, a coltivarlo, a mantenere vivo il senso di appartenenza sradicata, la nostalgia dell'altrove. Duplice e contraddittorio il rapporto fra esilio e memoria, come lo è il segno stesso dell'esilio, che è condanna e vita insieme: avrebbe potuto essere morte, anziché esilio. Per molti lo fu.

L’ombra lunga dell’esilio
Prezzo libro: 15 € 14,25 € - 5%
A cura di: Maria Sechi, G. Santoro, M.A. Santoro
Sottotitolo: Ebraismo e memoria
Pagine: 271
Legatura: brossura
Anno di edizione: 2002
ISBN: 88-8057-147-8
Sottotitolo: Ebraismo e memoria
Pagine: 271
Legatura: brossura
Anno di edizione: 2002
ISBN: 88-8057-147-8
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