Fuori collana - Critica letteraria
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Scrivere dopo per scrivere prima
Giacoma LimentaniPartendo dall'assunto che si scrive sempre e comunque dopo che ciò di cui si vuole o deve scrivere è diventato esperienza, di interrogazione e quindi culturale oppure di vita, Giacoma Limentani arriva a concludere che la scrittura deve però essere anche uno «scrivere prima»: un fare cioè in modo che l'esperienza che scrivendo si cerca di comunicare aiuti chi legge a guardare al domani. Il suo è un assunto ambizioso, che non decade però nella presunzione in quanto vuole obbedire all'ebraico imperativo di rifarsi al passato per vivere il presente in funzione del futuro. Non solo per garantire omogeneità all'insieme del ... Vai alla scheda
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Il flauto d’osso
Stefano ZampieriLevi, Celan, Antelme, Wiesel, Améry, Bettelheim, Nelly Sachs e tanti altri: dal discorso dei sopravvissuti nasce una testimonianza che sgomenta; l'intera nostra cultura, la nostra stessa storia devono riprendere da qui un nuovo cammino. Ma non si tratta soltanto di ricordare quanto, piuttosto, di capire quel che di essenziale e irripetibile si è realizzato. Dal coro dei superstiti, infatti, si ricavano delle tracce di umanità: l'esperienza della fame, che porta ad una nuova immagine della materialità, l'importanza della relazione che l'aguzzino tenta di strappare e la vittima ricuce pazientemente per guadagnare il ... Vai alla scheda
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Morte del senso e senso della morte nel primo racconto di A.B. Yehoshua
Emanuela Trevisan SemiMõt hã-zaqqen (La morte del vecchio), di cui si occupa questo saggio di Emanuela Tevisan Semi e di cui si dà anche la traduzione, è il primo racconto pubblicato da A.B. Yehoshua, scrittore israeliano ormai noto in tutto il mondo del quale la Giuntina ha già pubblicato Il poeta continua a tacere. Un racconto emblematico, i cui temi Yehoshua ha ripreso e sviluppato in molte sue opere successive, ma anche un racconto enigmatico, del quale Emanuela Trevisan Semi cerca di far vedere la complessità e la ricchezza, contro ogni tentativo di appiattire lo spessore tramite approcci riduttivi. In una situazione di transizione ... Vai alla scheda
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La certezza che toglie la speranza
Marina CavarocchiMarina Cavarocchi si propone con questo volume di mostrare lo spessore e le sfaccettature del problema rappresentato per Kafka dall'appartenere alla comunità ebraica praghese. Nella Praga ebraica dell'epoca, infatti, si affiancavano reviviscenze gnostiche e mistiche al tentativo di riscoprire, ma, anche, ricostituire il patrimonio ebraico del passato. Kafka, figlio del suo tempo e della sua città, ne rielabora i fermenti culturali in modo del tutto personale, come enuncia lapidariamente nella notissima constatazione «Io sono fine o principio». Nella Certezza che toglie la speranza l'indagine ruota su incontri, letture, ... Vai alla scheda
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Rothiana: Henry Roth nella critica italiana
Oggetto da oltre vent'anni di una sorta di culto letterario, Henry Roth, scrittore ebraico-americano quasi ottantenne, è uno dei "casi" più clamorosi del Novecento. Nel 1934 pubblicò un romanzo, Call It Sleep( Chiamalo sonno, Milano 1964), ormai riconosciuto come uno dei capolavori di questo secolo; e quindi, improvvisamente, si ritirò dalla scena letteraria, sparendo per decenni nel Maine ad allevare anatre. Riscoperto agli inizi degli anni Sessanta, Call It Sleep ha da allora venduto oltre un milione e mezzo di copie, ed è stato tradotto in una decina di lingue. Contraddicendo la sua immagine di straordinario ... Vai alla scheda
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